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Il Gatto Non Mangia e Non Beve: Cause e Cosa Fare

Non un semplice capriccio
Quando un gatto smette di mangiare e bere, non si tratta quasi mai di un semplice capriccio. A differenza del cane, il gatto tende a mascherare il disagio fino a che non diventa evidente. Per questo, il rifiuto del cibo e dell’acqua rappresenta spesso uno dei primi segnali di un problema sottostante, sia fisico che psicologico. È un comportamento che preoccupa, e a ragione: anche solo uno o due giorni senza alimentazione o idratazione possono provocare gravi conseguenze nella salute del gatto, specialmente se giovane, anziano o già fragile.
Perché un gatto smette di mangiare e bere?
Le cause di questo comportamento sono molte e possono spaziare da un lieve disagio temporaneo fino a patologie più serie. A volte si tratta di un malessere passeggero: un cambio nell’ambiente, un trasloco, un temporale notturno o anche solo una visita veterinaria possono essere sufficienti a bloccare l’appetito. Il gatto è un animale abitudinario, molto sensibile alle modifiche nella sua routine. Basta poco per destabilizzarlo.
In altri casi, invece, dietro l’inappetenza si nascondono problemi di salute. Un’infezione in corso, un’infiammazione gastrointestinale, un dolore ai denti, oppure disturbi ai reni o al fegato. In alcune situazioni, il problema può essere localizzato, come ad esempio una ferita in bocca che rende dolorosa la masticazione, oppure più generale, come nel caso di malattie virali o croniche che tolgono energia e appetito.
Anche l’acqua può essere rifiutata. Alcuni gatti sono molto esigenti riguardo al tipo di acqua che bevono: se è stagnante, se ha un odore strano o se proviene da una ciotola non gradita, la ignorano completamente. Quando poi il disagio è fisico – come nel caso di febbre, nausea o dolori addominali – anche il desiderio di idratarsi può svanire.
Quando bisogna preoccuparsi?
È fondamentale osservare bene il comportamento generale del gatto. Se, oltre a non mangiare né bere, appare apatico, tende a isolarsi, dorme più del solito o ha lo sguardo spento, è probabile che qualcosa non vada. La presenza di vomito, diarrea, tremori, respiro affannoso o gengive pallide sono ulteriori campanelli d’allarme che indicano la necessità di una visita veterinaria urgente.
Senza entrare nel panico, è importante sapere che già dopo 24 ore di digiuno completo il gatto può entrare in una fase rischiosa, soprattutto per quanto riguarda il fegato. La lipidosi epatica, ad esempio, è una condizione molto grave e frequente nei gatti che smettono di mangiare all’improvviso: il corpo, cercando di compensare la mancanza di energia, mobilita grassi che il fegato non riesce a gestire, portando a un accumulo tossico. Se a questo si aggiunge anche la disidratazione, la situazione può precipitare in poche ore.
Cosa fare nelle prime ore
La prima reazione utile è l’osservazione. Controlla la ciotola: il cibo è stato solo annusato? È intatto? Ha bevuto un po’? Oppure ha ignorato tutto? A volte può essere utile offrire un pasto particolarmente gradito, come del cibo umido o una piccola porzione di tonno al naturale, giusto per testare la risposta. Scaldare leggermente il cibo aiuta a potenziarne l’aroma e può stimolare l’interesse.
Controlla l’acqua: è pulita? È fresca? A molti gatti non piace l’acqua stagnante, e una fontanella può risolvere il problema in modo sorprendente. Se il gatto ha le energie per giocare, saltare e interagire, potresti avere ancora tempo per monitorarlo a casa. Se invece è letargico, si nasconde o respira male, meglio contattare subito il veterinario.
Il ruolo dello stress
Un aspetto spesso sottovalutato è il ruolo dell’ansia. Un cambiamento improvviso nell’ambiente domestico può incidere sul comportamento alimentare del gatto. Anche il solo spostamento della ciotola, l’arrivo di un ospite, un nuovo animale o rumori inusuali possono generare tensione sufficiente a far smettere il gatto di mangiare e bere. In questi casi, ricreare un ambiente sereno, sicuro e prevedibile aiuta moltissimo. Il contatto fisico, se gradito, o la possibilità di nascondersi in un luogo tranquillo possono accelerare il ritorno alla normalità.
L’intervento veterinario
Se la situazione non si risolve entro le 24 ore, è fondamentale rivolgersi a un medico veterinario. Dopo la visita clinica, il professionista può consigliare esami del sangue e delle urine per identificare eventuali alterazioni. Talvolta, si rende necessaria un’ecografia o una radiografia per visualizzare eventuali problemi interni.
In presenza di disidratazione, si interviene con fluidoterapia, che può avvenire anche in ambulatorio. Nei casi più gravi, può essere necessaria l’alimentazione assistita o forzata. Alcuni farmaci specifici vengono utilizzati per stimolare l’appetito, ma solo dopo aver escluso cause organiche.
Rimedi naturali: aiutare senza forzare
Se il veterinario ha escluso patologie gravi, si può tentare di integrare alcuni rimedi naturali. Il brodo di pollo (privo di sale e cipolla) è spesso ben accettato dai gatti e contribuisce all’idratazione. Anche piccoli integratori a base di lievito di birra o malto possono aiutare a stimolare l’appetito.
Il ricorso ai rimedi naturali, tuttavia, va sempre discusso con un veterinario, soprattutto se il gatto ha già una diagnosi specifica o segue una terapia farmacologica. L’obiettivo non deve mai essere quello di “curare a casa” un problema serio, ma di sostenere il gatto nella ripresa.
La prevenzione: osservare, conoscere e agire in tempo
Conoscere il proprio gatto è la forma più efficace di prevenzione. Un cambiamento di abitudini è spesso il primo segnale di qualcosa che non va. Monitorare la quantità di cibo consumato ogni giorno, l’assunzione di acqua e il comportamento generale permette di intervenire precocemente, evitando peggioramenti.
Anche la qualità dell’alimentazione è importante. Un cibo bilanciato, appetibile e adatto all’età e allo stato di salute del gatto è essenziale per mantenerlo in forma. Allo stesso tempo, è bene garantire sempre acqua fresca e un ambiente tranquillo dove possa sentirsi al sicuro.
Conclusione
Se il tuo gatto non mangia e non beve, non sottovalutare il problema. Anche se può trattarsi di un disagio passeggero, è importante osservare attentamente il suo comportamento e agire rapidamente. Il consiglio del veterinario, in questi casi, è insostituibile. Un intervento tempestivo può fare la differenza tra una semplice inappetenza e una condizione potenzialmente grave. In fondo, conoscere e ascoltare il proprio gatto è il primo passo per prendersi davvero cura di lui.